lunedì 19 maggio 2014

ma dde che stamo a parlà

...ma dde che stamo a parlà...

Questo modo di dire, questo motto, tipicamente romanesco sta a significare che l'argomento oggetto della discussione presenta una spiegazione lapalissiana oppure è già stato superato dagli eventi.

Ad esempio: "...ma quale sudditanza ssicologgica, ià regalato i rolex, ma allora...dde che stamo a parlà...", oppure "...se mò i sordi ai penzionati ma se ssè inculato ottanta miliardi, si milioni, ma che ne sò, comunque dde che stamo a parlà...".

Tutto vero, tutto ascoltato con queste mie orecchie.

Pure, anche se il motivo del contendere nei fatti non esiste ormai più, la discussione va avanti. Continua ininterrotta per ore, tra improperi e argute considerazioni, mai si conclude per protrarsi in un infinita serie di "se", "ma" e "però".

E monta un livore e un'impotenza rara, sale un disgusto, si raggiunge il culmine dello sdegno e poi si scende d'intensità, ci si placa ebbri delle parole appena pronunciate.
"Vabbè vado che sennò me pija a male...poi tanto...dde che stamo a parlà."

Ecco appunto, state zitti. 


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