Caro Diario,
ho provato qualche
giorno fa un bizzarro tipo di malessere, un disagio raro che non
avrei creduto possibile. Ma bisogna che ti spieghi dal principio.
L’occasione era
lieta, mi trovavo a visitare una delle più importanti fiere del
libro di questo paese, in un luogo prestigioso e rinomato. Eppure fin
da subito, sicuramente complice la gran massa di genti venute come me
a curiosare, mi sembravo fuori posto, ignorante oltre ogni misura
mentre ascoltavo i dotti discorsi degli editori su questo o
quell’importante e significativo scrittore di cui io nulla sapevo;
ma soprattutto mi risultava avversa la gran massa di libri
ordinatamente impilati.
Chi mai li leggerà?
Domanda assurda per un accumulatore di libri come me. Da dove veniva
fuori quel maligno pensiero? Come osavo? Eppure non riuscivo a
liberarmene mentre giravo ormai indifferente e attento al tempo
stesso per i molteplici corridoi. C’era tutto e non sapevo che
farmene.
Un riflesso dell’età
forse, un’avversione ormai dichiarata verso il prossimo
sicuramente, e infine il fastidio verso un mondo che produce
incessantemente avendo già prodotto incessantemente.
Al termine però
qualcosa ho trovato...
Nessun commento:
Posta un commento