martedì 26 giugno 2012

fine del mondo in B/N

Bene, oggi sono felice! In barba al fatto che la potentissima agenzia delle entrate mi abbia richiesto un obolo da 62,50€ e che la temperatura nella nostra flautulenta capitale sia insopportabile e inaccettabile, sono felice. Perchè oggi mi è stato recapitato "Iindustrielandschaften", immortale capolavoro fotografico di Berndt e Hilla Becher. Centottanta fotografie in rigido e teutonico stile di fabbriche dagli anni sessanta ad oggi. In effetti c'è di che preoccuparsi. Ecco, quello è il livello che vorrei raggiungere (e mai raggiungerò). Se consideriamo che questo grado di gioia l'ho provato anche (non molto tempo fa) durante una performance di teatro off che trattava di un mondo post-apocalittico sommerso dalle acque in cui l'umanità intera aveva perso memoria di oggetti e parole il quadro è completo. Comunque non ci sono gli estremi per ricoverami, servirebbe almeno una perizia di parte (quale?). ora scusate ma vado ad immergermi nella lettura...

domenica 24 giugno 2012

arriva l'estate

Bizzarra domenica nella quale manca la giusta serenità, eppure in questo momento e in questo luogo di preoccupazioni non ne ho. Non di gravi sicuramente. Dormo a lungo evitando la mattinata, sogno di cose e persone a tratti, ed è piacevole, ma quando mi sveglio non sono in asse con me stesso. Comunque vago per la casa, sicuro se non tranquillo, senza sapere i perchè e i percosa. Mi preparo al pomeriggio, dovrò uscire e fotografare, dovrò fare, è necessario, qualcosa di bello. Forse spendere dei quattrini, forse fermarmi su un muretto; ho in mente alcuni luoghi. In un lontano passato c'era una granita al al caffè, che poi è tornata a rendere felice la permanenza in posti bizzarri. Che sia la granita e non le persone?! Non avrò risposte. Allora vado, alla ricerca di un assolato pomeriggio e di una frescura che non c'è più...

domenica 3 giugno 2012

cosa vuol dire avere due giorni di festa...

Ieri sono andato a spasso, a fare foto, brutte foto immagino ma il bisogno di premere il bottoncino dello scatto si era fatto ormai ineludibile. Sono uscito al tramonto per dirigermi verso scenari molesti e, un tempo almeno, degradati ovvero la zona tra la stazione Tiburtina e la fermata Monti Tiburtini e invece cosa ti trovo? Nell'ordine una zona fatta di delicate palazzine immagino anni 50', con cortili interni alberati e volti alla finestra; intorno a me il silenzio e dire che siamo a pochi metri dall'abnorme stazione Tiburtina. Un gigante di acciaio e cemento ancora vuoto, un monumento a quello che si può fare senza il discernimento del perchè. All'ombra di quel colosso anche la piccola folla di zingaracci, extracomunitari e marmaglia di vario tipo sembra intimorita e va a rintanarsi sotto i piloni della sopraelevata. Se un giorno la dovessero realmente rimuovere cosa faranno questi uomini e queste donne, privi del loro riparo? Non li fotografo se non come parte spuria della geometria del cemento. Dopo cammino, un giardino recintato dietro il capolinea degli autobus (l'erba qui è vietata), e finalmente osservo il mega svincolo ormai terminato nel cui cantiere sono passato tante volte in bicicletta anni fa, ora è proprietà degli automobilisti che sfrecciano felici. Sono nel mezzo, da un lato la stazione dall'altro via Tiburtina, uno stradone immenso che ormai i nostri antenati rinnegherebbero. La divisione architettonicamente è netta, chi può o forse resiste e dall'altro chi deve e non può scegliere. Devo però stare attento ai miei pensieri che sorgono spesso senza materia e col solo ausilio dello sguardo. Cammino con le mie macchinine al collo spesso fermandomi a guardare, immagino di essere ridicolo a sufficienza per passare inosservato. Ecco, mentre mi avvio verso il termine del mio girovagare, degli addobbi per una festa di quartiere, un parco con delle famigliole festanti insomma della sana resistenza. La chiesetta locale ha una grossa croce fatta con delle travi di ferro ormai rugginose.
Questa l'ho fatta qualche mese fa in un'altra zona di confine...