mercoledì 29 luglio 2015

...un sorriso di sbieco...

Io probabilmente fallirò ma che meraviglia questo nuovo quartiere. Vuoto, con solo il suono assordante delle cicale e una temperatura insopportabile. 
Non c'è nessuno, oggi pare che anche gli skoppiati, i zzingari e i morloch che di solito si palesano in queste situazioni siano andati via. Le macchine no, quelle continuano a girare. Immagino che nemmeno ci sia un guidatore e che vadano da sole, memori di strade passate.
Palazzi e palazzine alte e sbiancate dal sole a picco, pezzi di marmo dei nuovi marciapiedi, cartacce che si muovono senza però nessun vento a spingerle.

Il mohicano viene a trovarmi e scambiamo due chiacchere, l'analisi è corretta ma la soluzione è rimandata al prossimo numero. Nel discount appaiono frigoriferi rotti e meraviglie culinarie, è dunque possibile alimentarsi e dimenticare. Quali saranno i turni di lavoro degli omini in tenuta verde? Mangeranno come noi o hanno il loro piccolo orto casalingo.

Dentro il baretto all'angolo si consumano delicate storie d'amore, baci rubati con i gomiti poggiati sul finto marmo. Il fresco dell'aria condizionata come collante sociale. Io ho un punto di vista privilegiato, una vetrina ampia sul passaggio. Ne voglio godere il più possibile. La desolazione piacevole di questa parte della fasulla capitale mi vede sorridere divertito.

Ho un negozio bellissimo e nessuno lo sa...

giovedì 16 luglio 2015

e ancora non capisco



Non so quando ho iniziato ad interessarmi all'opera di Francesca Woodman; da appassionato di fotografia vedevo spesso libri con antologie di sue foto, o saggi critici su di lei, eppure non riuscivo ad immaginare un'idea della fotografia più distante dalla mia.
Il come invece lo so, perché un giorno scoprii che si era suicidata giovanissima e ne fui turbato. Così come solitamente mi turbano le immagini di nudo, che nella mia mente semplice evocano innegabilmente il desiderio, che lei invece trattava con intenti evidentemente differenti.
Ma non nudi, più che altro un corpo nudo, il suo, costantemente esposto per mostrare o dimostrare qualcosa. Mi attraevano le atmosfere sciatte e decadenti che usava per le sue 'mises en scène', per giunta in interni italiani. 
Come potevo essere attratto da un corpus fotografico chiaramente a me alieno?
allora credo che si tratti dei richiamo all'arte classica
No, questa tesi non mi convince, non del tutto nè il fascino surrealista di alcuni suoi scatti. Men che meno le interpretazioni femministe. Ecco appunto, sono tutte frasi che ho letto, ma che pure avendo il crisma dell'autorevolezza restano per me, per la mia intimità, sospese senza un reale significato. 
Certamente se volessi essere tecnico e presente a me stesso potrei dire, con certezza, che il bianco e nero, la composizione e la presenza dello spazio per definire la forma sono da sempre un'attrattiva potente. Le sue fotografie hanno un che di architettonico, di monumentale che me le fa apprezzare. 
Forse è l'interrogativo inesauribile sulla sua vita, quello stesso che non potrò mai risolvere, a stimolare una ricerca infinita di significato. 
Così continuo ad osservare, rapito, quelle fotografie per me afone e affascinati.

martedì 7 luglio 2015

il gran caldo

Il caldo è arrivato, il gran caldo, e tutti escono fuori.  Lentamente, ma solo perchè è faticoso trascinarsi, le strade si popolano di esseri bizzarri e fantastici. Camminare nell'aria se mpre più calda, fino a scomparire, è un'esperienza che a volte mi attrae. Immagino il deserto di Sonora o un viale di qualche città messicana. Ricordo "Fa' la cosa giusta" di Spike Lee. Pian piano si diventa sempre più appiccicosi e iniziano a mancare le forze. Ci si disfa su una qualche sedia bahuahus con la seduta di plastica intrecciata incerti se terminare il gelato che si scioglie, ma è troppo tardi anche per semplici decisioni. Si resta immobili, convinti di scomparire e solo quando le forze sembrano abbandonarci si ricomincia a vagare.

Non credo sia possibile amare e odiare questa torrida città nello stesso tempo, eppure è quello che mi accade sovente. Giro l'angolo e gli anziani occupano i tavolini del bar dietro l'angolo, incuranti del caldo, inerti e a volte addormentati. Forme rotonde occupate da genti di ogni parte del mondo intente a generare improbabili relazioni. L'urlo del DNA non si spegne nella calura estiva. Migliaia di anni di storia, il mondo a portata di dito e ancora una panchina e il suono prepotente delle cicale...