domenica 21 luglio 2013

mi agito per non muovermi

Gli eventi della mattinata mi travolgono e si susseguono senza sosta. Tutto ha inizio con del miglio nel letto. Il cuscino al miglio si è rotto, o meglio si è rotta, lo scoprirò più tardi una cucitura della federa e dunque son costretto a rendergli l'ultimo saluto. Ti ho voluto bene "cuscino di miglio". Questo evento luttuoso che mi fa meditare sulla caducità delle umane vicende mi sprona anche a prendere in mano, dopo lungo tempo, l'aspirapolvere e ad agitarlo freneticamente per tutta la casa. Risultati pochi ovviamente ma vengo pervaso da una sensazione di onnipotenza e decido di passare lo straccio in bagno e in cucina. Ora ho di nuovo il controllo. Si è fatta l'ora di pranzo ma a parte una crosta di formaggio rinsecchita nulla è presente all'interno della macchina refrigerante. Cioè in quella del cibo, apro dunque con slancio il refrigeratore delle bevande e ne estraggo una cervogia fresca e dissetante, ahimè l'ultima. Dovrò uscire più tardi, è necessario... La accompagno con un robusto Cohiba gentilmente donatomi dal buon vecchio Franz. Mercatini alla ricerca di endorfine, mostre di foto per reiterare l'illusione, cibo di classe per dilapidare gli scarsi guadagni: cosa mi riserverà il prosieguo di questa giornata afosa?
Amo Roma d'estate. Amo il caldo che sale dal cemento. Amo il sole impietoso che cade a picco sulle case. Amo e odio questa città.

martedì 16 luglio 2013

L'inconscio è inconsapevole?!

Ed eccoci qua per un'altra puntata de "Il magico potere dell'inconscio". L'altro ieri notte dormivo beatamente e sognavo. Era un sogno nel quale il protagonista, che sarei potuto essere io, era alla ricerca di qualcosa o qualcuno e vagava inquieto per strani luoghi dall'atmosfera straniante. Non ricordo come fossero però si è fissata nella memoria l'ultima scena nella quale guardo dall'alto una signorina con i capelli lunghi e scuri nuotare in un fiume alla ricerca di non so cosa. Poi tre brevi istantanee, una delle quali con tre cadaverini alieni disposti su un letto bianco e la sensazione nettissima di non aver risolto la questione. E per terminare una voce fuori campo che ha pronunciato la parola "Fine" con tono deciso. Ieri notte invece c'è stata la proiezione di un meraviglioso sogno "cappa e spada"! Io ero l'eroe che doveva salvare tutti e c'era pure un inseguimento tra macchine da corsa in una caverna, con tanto di massi che rotolavano. Il bello è che il pilota della macchina scivolava in un comparto segreto e mi lasciava la guida, perchè io ero l'eroe! Alla fine c'era un duello all'arma bianca nel quale sconfiggevo il cattivo di turno, surclassandolo e umiliandolo. Però... Eravamo su un molo e nel momento della vittoria, quando lui (il cattivo) mi guardava e ammetteva la sconfitta, un'enorme ondata mi si portava via. Insomma il sogno terminava con la vittoria dei buoni ma tragicamente l'eroe muoriva. Che disdetta! Cosa avranno voluto dire? La risposta sicuramente è dentro di me, ovvero lo era, nel mio intestino, eppure non avevo mangiato così pesante...

lunedì 1 luglio 2013

La Zona

Tanti anni fa vidi un film che mi impressionò molto, per il suo essere visionario e onirico e contemporaneamente mostrare un ambiente assolutamente realistico e squallido. Il film era STALKER di Andrei Tarkovsky ed è tratto da una novella originale di due autori di fantascienza russi. Gli stessi che avevano scritto Solaris. Nel film si parla della "Zona", un'area remota e resa completamente inaccessibile dall'esercito nella quale è custodito un segreto che in nessun modo deve essere rivelato, forse la possibilità di esaudire i propri desideri. Nel 1979, anno di uscita della pellicola, le immagini di edifici cadenti, di un territorio aspro ed incolto, un tempo abitato da cittadini comuni ed ora spoglio ed abbandonato erano quanto di più lontano dall'idea di fantascienza che ci veniva proposta dai regimi kapitalisti. Eppure quel film era "pura" fantascienza. Aveva visto, con sguardo acuto e determinato il futuro, aveva compreso e messo bene in evidenza ciò che sarebbe accaduto. Non astronavi ed alieni, marchingegni fantomatici o prodigi della tecnica ma la lenta dissoluzione di un paese.
Qualche giorno fa, vagando per la rete, mi imbatto negli scatti di una giovane fotografa che ha partecipato al http://www.prixpictet.com/. Rena Effendi. Ha voluto testimoniare, lei come altri, le condizioni in cui si trova l'area intorno a Chernobyl e lo ha fatto privilegiando il punto di vista di chi in quella parte di mondo ci è tornato nonostante i divieti e le recinzioni. Il suo lavoro ha un titolo emblematico: "Still Life in the Zone".