venerdì 25 settembre 2015

spesso ho bisogno di agendine e appunti

Avevo scritto un post qualche settimana fa, poi travolto dalla quotidianità e dalle umane miserie non l'ho terminato. Sicuro della sua inutilità allora lo voglio riportare nella sua incompletezza.

"...Inizio ad aver bisogno di ricordare. Quando ero ragazzo credevo di ricordare ma erano storie e racconti, stavo costruendo un'identità. Ora che il tempo, un poco di tempo, è passato e molto del mondo che conoscevo è cambiato ne avrei bisogno. Per me ricordare è uno sforzo, un'impresa difficilissima, perché ho poca memoria. Nomi, date, compleanni e ricorrenze albergano nella mia mente il tempo necessario a cancellarsi e devo scavare con impegno e fatica anche solo per capire se sono ancora con me.
Ricordo invece perfettamente le sensazioni, gli stati d'animo i pensieri, ma con chi, in che data precisa? Ho sparso scritte su molteplici agendine che ho poi dimenticato nei cassetti. Diligentemente corredate del giorno e dell'anno in cui venivano prese ma provo imbarazzo a rileggerle.
Ricordo perfettamente come mi sentivo una sera di novembre del 1986, reduce dalla mia prima sessione di gioco di ruolo e un anno dopo una mattina fredda e umida fuori da una aula che non esiste più, immobile e direi piuttosto sgomento ad aspettare l'inizio di una lezione.
Insomma...
Probabilmente tutto il mio "muovermi" è per cercare di produrre ricordi. C'è del ridicolo ovviamente, pure è così...

lunedì 7 settembre 2015

l'età del ferro

Ieri sono finalmente riuscito a visitare con EMME il Museo Nazionale Etrusco. Conserverò un ricordo felice di questa visita in uno dei luoghi più intensi che mi sia capitato di esplorare. Bambini vocianti e adulti rumorosi ce n'erano ma non troppi, si camminava tranquillamente per le sale. L'infinita serie di cocci e spade e statuine non mi ha annoiato neppure per un minuto, forse ho un'immaginazione troppo fervida e passavo il tempo a pensare alle feste nelle quali le meravigliose anfore dipinte o i piatti colorati venivano passati di mano in mano al suono di bizzarri pifferi, ascoltando le gesta di eroi e dei.

Sempre mi domando come poteva essere la vita a quel tempo, non solo per le difficoltà  a noi sconosciute, quando recuperare anche un solo pasto non era un compito semplice,  ma soprattutto come ci si poteva sentire avendo la precisa coscienza che le forze del cosmo erano attive e vicine, presenti in ogni attimo della vita.


Nessun desiderio di "new age" da parte mia, il cosmo è e resterà misurabile; eppure un mondo più vasto, di sicuro a quel tempo lo era, significava maggiori possibilità. Di sognare, di immaginare e di realizzare.

venerdì 21 agosto 2015

RI

La stagione è finita.
E' passato il 15 di agosto.
E' dunque tempo di ultrakover.

Ho 2,50€ in tasca che non bastano per il cornetto verde, però mi consolo con l'idea fasulla che stampando dei provini dalla pellicola io possa guadagnare in appeal e meraviglia. Provo anche a ingrandire un'istantanea di qualche tempo fa che sembra invece provenire da almeno quaranti anni addietro. Navigo per larete, divento social, ascolto le cicale ormai stanche e ascolto filosofi con il moccio.



E così posso retrodatare e risignificare esperienze che non ho mai avuto, riascoltare vecchi brani di memoria, ricomposti per l'occasione in un collage alternativo alla realtà, rivivere un pezzo di futuro insomma.



Ripassare, sempre...

mercoledì 12 agosto 2015

à la plage

Tre considerazioni:
 - la nostra ospite é un personaggio archetipico appartenente alla categoria delle ricche studiose o artiste bohemien
- Stephen Shore che ho sempre snobbato si é invece rivelato un fotografo che mi stimola pensieri e forse azioni
- J. Tardi ha illustrato "Viaggio al termine della notte" e io non ne sapevo nulla

La spiaggia di Pièmanson é un'insieme variopinto e ordinato di migliaia di roulottes, pure non mi disturbano, anzi riesco a leggere pur nell'assenza di un'ombrellone.
Eppure uno degli aspetti che continua a stupirmi è la varietà di cibi precotti che é possibile trovare nei supermarket di tutto il mondo...

lunedì 10 agosto 2015

la scomodità genera cosa?

...il primo giorno é quasi terminato e cerco di postare da una bizzarra tastiera MAC (azerty) a me sconosciuta.
Abbiamo visto già almeno qualche migliaio di fotografie e la mente fugge lontano. Di sicuro il cambio di passo è evidente, ma non mancano bizzarrie e stranezze.
Forse vincono le copertine dei vecchi 33 giri e passano inosservate le vere novità relegate in una stanzetta umida.
Per me, la sezione dedicata all'editoria resta una delle migliori; insieme al finto prato dell'area lounge. La birra di grano nero schiarisce il cervello e "DUST" mi allieta per qualche minuto sprigionando tutta la sua fosforescente potenza.

Ma è tempo di riposare, guadagnare una qualche familiarità con l'intorno per poi ripartire subito...

mercoledì 5 agosto 2015

blando #HatePost

Nel dubbio che a qualcuno interessi ne voglio scrivere.

Si, si può imparare ad essere sociali e socievoli.

 - buongiorno, buonasera, come va?, che bel bambino!


Frasi pronunciate con tono squillante e accompagnate da un sorriso. Battutine ironiche, allusioni, racconti di vita e quant'altro per sentirsi a proprio agio e far sentire agli astanti un'umana comprensione.


Si può anche diventare "social"!

Io ora ho: Twitter, Facebook, Flickr, Google+ e pure Pinterest (anche se mi hanno accalappiato con un trucco e non l'ho mai usato). Ed è mia intenzione di interfacciarli tutti in modo che ogni verità che io scriva su uno di essi rimbalzi automaticamente su tutti gli altri, per avere più visibilità, like ed amici.

Ma resta il fatto che quasi sempre a me del prossimo non frega un granchè, men che meno della sua vita e dei suoi problemi. Anzi mi piacerebbe ammorbarlo (il prossimo, che quello che stava qui se ne è andato) con le mie interessanti elucubrazioni sul ruolo teorico della fotografia nel 900', con la mia critica al modernismo e al suo utilizzo (mai appieno compreso) del cemento armato e sull'epistemologia del digitale terrestre.

Comunque si può, impegnatevi anche voi...

martedì 4 agosto 2015

l'aeroporto, l'EDEN

Immagino spesso di vagare per un aeroporto vuoto. Nel mio sognare è ordinato e pulito ma credo che a patto che sia vuoto non mi dispiacerebbe camminarci nemmeno se fosse in rovina. Gli aeroporti sono luoghi meravigliosi, più di ogni altro rappresentano specificatamente e con perizia chirurgica la condizione umana. Schizofrenia e autismo di intere popolazioni mischiate assieme. Tutti, nel significato letterale della parola, abitano l'aeroporto, e tutte le merci e i servizi sono ugualmente lì presenti. Ma nessuno sente di appartenervi, nessuno ha la coscienza di essere a casa. Gigantesche tribù di nomadi lo attraversano senza spostarsi, prendono senza possedere ed infine lo usano senza fare nulla.
Spesso quando sono in partenza vorrei restare sdraiato sulle sedie a guardare il sole sorgere attraverso le vetrate, sicuro da tutti i mali e certo che nulla mi potrà mancare.
Sognare un aeroporto vuoto è come proiettarsi in un Eden che mai potrò raggiungere. Dunque è un pensiero che riesce a placarmi.

lunedì 3 agosto 2015

vorrei sedere stanco

scrivevo qualche giorno fa

"...ieri la canicola infernale di questi giorni si è sommata ad un'umidità record, mal di testa e stanchezza mi hanno accompagnato fin dalle prime ore del mattino.
I cittadini della ingovernabile capitale arrancavano spintonandosi e meravigliandosi, ancora una volta, dell'ovvio. Increduli di fronte ad una routine composta da scioperi, sporcizia e miopia.
Pure, nonostante tutto questo, la simpatica e pittoresca comitiva di personaggi che stazionano al baretto dietro l'angolo non si è scomposta. Con grazia e precisione si sono limitati a transumare dai tavolini rotondi e metallici che li ospitano sul marciapiede a quelli di formica (io li immagino così) che si trovano all'interno, per poter godere della delizia dell'aria condizionata.
Un gruppetto eterogeneo di camicie, canotte (proprio loro) e pantaloncini corti guarniti da discorsi su politica e donne, inframezzati da sporadiche battute. Ormai hanno preso il controllo del locale, tant'è che verso il primo pomeriggio, quando cammino stanco verso quel luogo per rinfrancarmi con un pò di gelida caffeina spesso li trovo muti e soli lì dentro.
"nte preoccupà, mò ariva [intendeva la barista], siedete"
Così mi siedo e attendo circondato da una simpatica atmosfera da provincia americana; un misto tra "un tranquillo week end di paure" e "non aprite quella porta" però declinato in salsa italiana..."
è molto rassicurante

mercoledì 29 luglio 2015

...un sorriso di sbieco...

Io probabilmente fallirò ma che meraviglia questo nuovo quartiere. Vuoto, con solo il suono assordante delle cicale e una temperatura insopportabile. 
Non c'è nessuno, oggi pare che anche gli skoppiati, i zzingari e i morloch che di solito si palesano in queste situazioni siano andati via. Le macchine no, quelle continuano a girare. Immagino che nemmeno ci sia un guidatore e che vadano da sole, memori di strade passate.
Palazzi e palazzine alte e sbiancate dal sole a picco, pezzi di marmo dei nuovi marciapiedi, cartacce che si muovono senza però nessun vento a spingerle.

Il mohicano viene a trovarmi e scambiamo due chiacchere, l'analisi è corretta ma la soluzione è rimandata al prossimo numero. Nel discount appaiono frigoriferi rotti e meraviglie culinarie, è dunque possibile alimentarsi e dimenticare. Quali saranno i turni di lavoro degli omini in tenuta verde? Mangeranno come noi o hanno il loro piccolo orto casalingo.

Dentro il baretto all'angolo si consumano delicate storie d'amore, baci rubati con i gomiti poggiati sul finto marmo. Il fresco dell'aria condizionata come collante sociale. Io ho un punto di vista privilegiato, una vetrina ampia sul passaggio. Ne voglio godere il più possibile. La desolazione piacevole di questa parte della fasulla capitale mi vede sorridere divertito.

Ho un negozio bellissimo e nessuno lo sa...

giovedì 16 luglio 2015

e ancora non capisco



Non so quando ho iniziato ad interessarmi all'opera di Francesca Woodman; da appassionato di fotografia vedevo spesso libri con antologie di sue foto, o saggi critici su di lei, eppure non riuscivo ad immaginare un'idea della fotografia più distante dalla mia.
Il come invece lo so, perché un giorno scoprii che si era suicidata giovanissima e ne fui turbato. Così come solitamente mi turbano le immagini di nudo, che nella mia mente semplice evocano innegabilmente il desiderio, che lei invece trattava con intenti evidentemente differenti.
Ma non nudi, più che altro un corpo nudo, il suo, costantemente esposto per mostrare o dimostrare qualcosa. Mi attraevano le atmosfere sciatte e decadenti che usava per le sue 'mises en scène', per giunta in interni italiani. 
Come potevo essere attratto da un corpus fotografico chiaramente a me alieno?
allora credo che si tratti dei richiamo all'arte classica
No, questa tesi non mi convince, non del tutto nè il fascino surrealista di alcuni suoi scatti. Men che meno le interpretazioni femministe. Ecco appunto, sono tutte frasi che ho letto, ma che pure avendo il crisma dell'autorevolezza restano per me, per la mia intimità, sospese senza un reale significato. 
Certamente se volessi essere tecnico e presente a me stesso potrei dire, con certezza, che il bianco e nero, la composizione e la presenza dello spazio per definire la forma sono da sempre un'attrattiva potente. Le sue fotografie hanno un che di architettonico, di monumentale che me le fa apprezzare. 
Forse è l'interrogativo inesauribile sulla sua vita, quello stesso che non potrò mai risolvere, a stimolare una ricerca infinita di significato. 
Così continuo ad osservare, rapito, quelle fotografie per me afone e affascinati.

martedì 7 luglio 2015

il gran caldo

Il caldo è arrivato, il gran caldo, e tutti escono fuori.  Lentamente, ma solo perchè è faticoso trascinarsi, le strade si popolano di esseri bizzarri e fantastici. Camminare nell'aria se mpre più calda, fino a scomparire, è un'esperienza che a volte mi attrae. Immagino il deserto di Sonora o un viale di qualche città messicana. Ricordo "Fa' la cosa giusta" di Spike Lee. Pian piano si diventa sempre più appiccicosi e iniziano a mancare le forze. Ci si disfa su una qualche sedia bahuahus con la seduta di plastica intrecciata incerti se terminare il gelato che si scioglie, ma è troppo tardi anche per semplici decisioni. Si resta immobili, convinti di scomparire e solo quando le forze sembrano abbandonarci si ricomincia a vagare.

Non credo sia possibile amare e odiare questa torrida città nello stesso tempo, eppure è quello che mi accade sovente. Giro l'angolo e gli anziani occupano i tavolini del bar dietro l'angolo, incuranti del caldo, inerti e a volte addormentati. Forme rotonde occupate da genti di ogni parte del mondo intente a generare improbabili relazioni. L'urlo del DNA non si spegne nella calura estiva. Migliaia di anni di storia, il mondo a portata di dito e ancora una panchina e il suono prepotente delle cicale...


martedì 30 giugno 2015

...sfuocati...


La ragazza biondina, carina ma non troppo, se ne sta appoggiata sul lato della porta, si sposta solo quando l'autobus si ferma e nemmeno troppo convintamente; più che altro è la porta che svivolando sui cardini sposta lei. Il movimento deve essere ridotto al minimo, bisogna conservare le forze anche se non se ne sa il perchè. Comunque un sentimento di trepida attesa ci accomuna tutti ne sono sicuro. 
Il tipo seduto dietro di lei dorme a bocca aperta con in mano un tablet. Lo avrei capito di più se avesse avuto un orsetto di peluches ma evidentemente ha proprio bisogno di rimanere connesso. La rete è tutto e noi siamo sempre in contatto, una perversa realizzazione dei desideri hippies degli anni 70'. Senza nemmeno bisogno di farmaci.
L'altro uomo occupa beatamente il centro del bus, il suo universo ora, poichè immagino non sia capace di concentrarsi su null'altro che non sia il "qui e adesso". Vomita parole senza senso dentro lo smartphone, qualcuno gli deve dei soldi.
Allora non resisto e scatto e la fotografia che viene così come è la scena a cui sto assistendo: sfuocata. I meravigliosi trasporti urbani della sfuggente capitale dovrebbero essere il vero motore del turismo...

giovedì 25 giugno 2015

...la "reunion"...

Cosa è più difficoltoso fare in una riunione condominiale?
...in ordine crescente di complicazione

 - parlare. Le riunioni condominiali sono come un talk show ma senza nessuno che abbassa l'audio dei microfoni, quindi la strategia di urlare funziona e bene. Se pensaste di poter esprimere un pensiero ragionevole ed in virtù della sua razionalità di ottenere la meritata attenzione, sappiate che vi dovrete confrontare con decibel impazziti di qualche folle privo di neurotrasmettitori.
[Nota: se vengono a mancare i neurotrasmettitori le sinapsi non fanno più contatto e il cervello diviene inutile]

 - ragionare. Non contano la scienza, la ragione e baggianate del genere; il secolo dei lumi è lontano. Siamo in piena epoca revisionista e creazionista! 
"...muriamo l'appartamento del portiere e dimentichiamocene..."
"ma perchè? non mi sembra una buona idea."
"AAAAAAH! Non nasconderti dietro un dito lo vuoi affitareee! MAI!"
"Doh?!"

 - ascoltare. L'esercizio supremo però, quello che necessita delle caratteristiche di un monaco zen super sayan di 4° livello, è di riuscire a capire se nelle urla del condominio più riottoso ed imbecille, quello a cui vorresti dare contro a prescindere, c'è del vero. Perchè sarebbe veramente una disfatta dover poi ammettere che anche lui, per una volta e probabilmente a caso, ha detto il vero.

In compenso però c'è del bello nell'esercizio di manipolare le menti...


martedì 23 giugno 2015

...l'intorno...

Il raggio della nostra vita, quella circonferenza che si estende intorno al nostro centro di gravità. Uno spostamento del capo per cogliere le (in)finite possibilità che ci vengono continuamente sottratte, ridate, negate, proposte nel clima afoso e tropicale di una città in perenne disfacimento.
Allora continui a girarti per misurare lo spazio, per decifrare i segnali e da ultimo per aggrapparti alle sporgenze rarefatte che ti sembra di intravedere. Il caldo, o il freddo poiché le differenze sono solo una visione, fa apparire miraggi di benessere.
Un cibo migliore, ma è già scattato il cronometro. Il ticchettio incessante per rammentarti che non è per tutti, non è per molti e fra breve non sarà più nemmeno per te.
Un cibo gustoso, come dovrebbe essere. Ma cosa dovrebbe essere? Comunque non c'è più nulla fuori le mura, una "città sostituita" che vive di immagini di repertorio.
E la meravigliosa commistione di tutti con tutti ma sempre per linee rette.

Sogno un'autosufficienza al 100° piano...

lunedì 22 giugno 2015

Il Gonfismo e il nuovo Tramezzo

Io sono convinto che il tempo che sto vivendo sia la fine di un'era. Un poco come il collasso dell'impero romano, quando ancora nessuno se ne preoccupava e si dilapidavano le ultime risorse in baccanali spettacolari. 
L'europa sta per implodere in un fantasmagorico finale a base di insulti, ripicche e accuse reciproche e poi a seguire guerre civili, pogrom condominiali di vario tipo e per finire un'apocalisse nucleare con epicentro a Bassano del Grappa.
Ma da dove viene questa mia sciagurata previsione, quali dati porto per suffragare una tesi tanto apocalittica quanto inevitabile?
La taglia dei tramezzini. E' tutto molto chiaro ed evidente. In gioventù il tramezzino era sinonimo di spuntino, micropasto, piccolo riempitivo dello stomaco in attesa del pranzo o della cena. Ora invece, in ogni bar della lasciva capitale, allignano in bella mostra su banconi di metallo lucente degli enormi contenitori dei più svariati alimenti. Uovo, con pancetta o salame, spinaci con formaggio, tutto con tutto ma soprattutto in quantità molto abbondanti racchiusi tra due triangoli di pane bianco e chimico. Ne mangi uno e sei a posto per tutto il giorno. Un surrogato del pranzo per colletti bianchi impegnatissimi e voraci? Oppure un laido tentativo del "sistema" di ottenebrarci la mente con quantità spropositate di alimenti fasulli ed ipercolesterolemici? Felici di esserci ingozzati e riempiti il ventre con appena 3€ ce ne andiamo satolli. Il nostro "potere d'acquisto" è salvo e la panza è piena.

Che poi in effetti ma checcenefrega? 

GONFI! L'importante è essere gonfi!


venerdì 19 giugno 2015

...un nuovo percorso...

Ho lavorato per molti anni nello stesso luogo e considero l'immobilismo, quantomeno quello geografico, una ricerca inesauribile, un'araba fenice da inseguire fino allo stremo delle forze. Eppure per caso o per amore sono ben sei gli spazi dove ho prestato servizio; sei singolarità incastrate tra le mura della rigonfia capitale, ed ogni volta sei diversi percorsi per raggiungerle.



Sottoterra, al chiaro del sole, muovendo pedali o solo consumando le suole ogni volta cambia il tragitto e con lui le coordinate del vivere. Dal centro dove conta l'apparenza ed è necessario ricoprire con una spessa vernice tutte le crepe del quotidiano trascinarsi ai potenti palazzi mussoliniani che inevitabilmente producono fascino e approvazione. Ho visitato quella che un tempo era periferia ed ora è solo un grumo rappreso di ricordi ormai superato dall'avanzare di palazzi sempre meno credibili.



Ora seguo la strada ferrata, l'antico mito del progresso che guarda ad ovest, anche se i vertici della rosa dei venti ormai sono privi di significato. Dunque un'altra parte di città, un altro insieme meraviglioso di enormi palazzi che sembrano sempre vuoti, pochi esseri li attraversano e neppure il sottopasso dell'autostrada è più abitato. Stazioni fantasma che si logorano lentamente, quasi puoi vedere i minuscoli microgrammi di cemento che si staccano incessantemente. Schiere di costruzioni che rivendicano una progettualità possente, almeno quanto il fallimento dell'esecuzione. Chi li abita sa, è cosciente, considera le possibilità infinite del luogo? Così ogni mattina resto affascinato dai fili dell'alta tensione, mi meraviglio della commistione tra il vuoto dei prati incolti e l'altrettanto vuoto di questi giganti. 



Quando calerà il silenzio sarò felice...

giovedì 18 giugno 2015

...il miraggio...

Questo è il mio orizzonte. Ma come è possibile? Si vedono solo dei palazzi sullo sfondo di un prato incolto. Ma è lì che si incrociano le possibilità di molti, forse le mie ma sicuramente quelle di una moltitudine di esseri umani, ed è lì che vorrei andare. Per vedere o guardare, per provare a dare un senso a quello che si fa. In effetti avrei avrei dovuto iniziare dal viaggio ma non ho, per ora, delle fotografie di quella splendida architettura anarchica che popola l'asfalto percorso dall'autobus n°542. Allora invece di raccontare le emozioni comincio con i desideri. 

Palazzine alte e ricche di cemento che immagino costruite abusivamente venti o trent'anni fa. Balconi che sporgono come cassetti, i segni del tempo sulla facciata e la scelta obbligata di vivere in costante emergenza. La flautulenta capitale inizia a riscaldarsi in questo periodo e bisogna gioirne, più caldo, più turisti e forse meno abitanti. Tutti alla ricerca di piaceri perduti. Si potrà sostituirli con con un surrogato o con un analgesico a scelta, l'importante è che la chimica evanescente del ricordo faccia il suo corso per almeno ventiquattro ore. Immagino di avere del tempo, tralasciamo le ideologie e le loro conseguenze, l'unica risorsa che viene a mancare per aggirarmi tra i pilastri di "béton brut" lasciandoci scivolare la mano sopra. Un miraggio, così potrei apparire.
O forse così vorrei apparire? Un pensiero inquietante...

Link utili: http://www.atac.roma.it/files/doc.asp?r=3460   a chi?!

mercoledì 17 giugno 2015

Il Futuro Radioso

Sono cinque mesi di assenza e sento il bisogno di riappropriarmi di questo spazio. Nel frattempo la nuova attività avanza verso un futuro radioso e dovrei parlarne.
Nel mentre un piccolo contributo visivo carico di speranza.


I cassonetti di fronte all'ingresso. Ma cosa ci sarà di positivo in tre cassonetti, di cui due per giunta bruciati? Beh, sono vuoti! L'AMA è intervenuta e speriamo che continui a farlo con solerzia! Oggi si può sperare, domani chi lo sa...

giovedì 29 gennaio 2015

L'età dell'oro

In questa piovigginosa giornata, afflitto dal pensiero dei calcinacci che si accumulano nel balcone e preoccupato per la salute di Emme mi trastullo pulendo le vetrine e ascoltando musica malinconica. Avrei da fare anche anche altro ma di più non si può con questo tempo, niente fatture, niente estratti conto, niente consuntivi; insomma la pioggia come scusa perfetta per vegetare.

Il cervello però non vegeta e si ostina a ripercorrere le tappe del tempo, da un ottobre di parecchie stagioni fa a quest'anno proiettato in un futuro inconsapevole. E mi vengono in mente le parole di @Alabama:”...questa è stata la miglior Lucca di sempre...”, pronunciate con la sicurezza sventata propria delle grandi occasioni. Concordo ma nel contempo provo un brivido, il tutto assomiglia molto alla fine dell'impero romano, lazzi e feste, pantagrueliche libagioni per non ascoltare il ticchettio della sveglia.
Mi inquieta il pensiero del cambiamento mancato, eppure di strada se ne è fatta. E nemmeno si può dire che tutto sia rimasto identico: diventa però difficile immaginare la spensieratezza e l'incoscienza senza le quali alcune prove sono difficili da superare. Proprio le due qualità che sembrano essere ormai relegate all'”età dell'oro”.


Siccome però c'è pure un' età d'argento, una di bronzo e arriverà anche quella del ferro rugginoso sarà bene che mi faccia venire al più presto un'idea...

giovedì 22 gennaio 2015

Leggere!

Ho da poco riletto il ciclo del "mostro" di Enki Bilal e come al solito sono sommerso dall'emozione e dai ricordi. Come se non bastasse allora mi sono dedicato a "Fuori Gioco" sempre di Bilal su testi di Cauvin.
Dunque, nella libera associazione che questo genere di performace generano nella mia testa, mi viene da pensare che "Watchmen" è un bel film, riuscito e io lo posso ben dire.

Tra poco saremo rimasti in pochi a ricordare che c'era un fumetto prima. Il più grande, completo, complesso e stupefacente fumetto di supereroi di tutti i tempi e che quel film, nella sua pur innegabile precisione, non riesce nemmeno da lontano ad avvicinarlo.

E Bilal ormai un decennio fa aveva visto con lucidità dove stava volgendo la Storia, senza eccessi nè semplicazioni. E parlava con la stessa chirurgica visione dell'identità (perduta?) di un popolo e di quella dei singoli, parlava di legami, di amicizia e d'amore senza banalità e smancerie.

Le "storie" non bisogna mai dimenticarsi di leggerle, non basta vederle...


giovedì 15 gennaio 2015

...a volte capita ancora...

E andiamo, è partito il misterione! Telefonatori rompiscatole, famiglie scomparse, giovani solitari e debosciati ed in mezzo una coppia di improbabili investigatori. Lui un flaccido pervertito con scarsa voglia di lavorare e lei una bruttona quattrocchi timida fino alla midolla.
Lo scenario è un tranquillo (tranquillo è morto ricordate?) paesello della campagna giapponese. Ma già dall'inizio il sospetto che sia stato costruito dove non si sarebbe dovuto è assai forte.
Ovviamente abbiamo un montaggio spappolato, tanto caro ai cineasti orientali, per cui occhio alla disposizione delle vignette ed uno stile a dir poco da underground polacco!

Porka vakka era tempo che non mi piaceva così un manga.


Dunque, cari maniaci del complottismo, ecco qualcosa che fa per voi. Telecamere ovunque, ci spiano costantemente, ma perchè mai? Guardatevi le spalle, il pericolo è dietro l'angolo...