domenica 2 settembre 2012

direi che il fotogiornalismo è più vivo che mai

Day2: Mi sveglio tardi e tardi faccio colazione in uno scenario plumbeo e ventoso, la cameriera mi guarda ingrugnita, mi serve dopo un tempo lunghissimo e per un cappuccino (una roba simile) e un cornetto pago l'equivalente di un ristorante 3 stelle. Bene. Intorno a me tutti i negozi sono chiusi. Già è domenica; quando viaggio non faccio caso al calendario e spesso ne pago le conseguenze. L'impatto con le fotografie, le serie di fotografie, è sempre forte. Mi commuovo, c'è da non crederci. Ci sarebbe da portare qui il sor Enzo (il mio amministratore) per vedere che ne pensa. Per ben due volte mi siedo ai tavolini del cortile per riprendere fiato e pure per scolarmi una birretta. Sono lento, lentissimo nel guardare tutte le serie di foto. Passo e ripasso davanti ad ognuna e devo leggere tutte le didascalie. La dimensione delle ingiustizie del mondo è opprimente. Pure, in mezzo a tanto disastro, quasi scoppio a ridere, all'interno di uno dei reportage più agghiaccianti che abbia mai visto c'è una foto che secondo me avrà strappato più di un sorriso. Dopo continuo a camminare più o meno a caso, mi alimento da QUICK e alla fine me ne torno in hotel.

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