Il
raggio della nostra vita, quella circonferenza che si estende intorno
al nostro centro di gravità. Uno spostamento del capo per cogliere
le (in)finite possibilità che ci vengono continuamente sottratte,
ridate, negate, proposte nel clima afoso e tropicale di una città in
perenne disfacimento.
Allora
continui a girarti per misurare lo spazio, per decifrare i segnali e
da ultimo per aggrapparti alle sporgenze rarefatte che ti sembra di
intravedere. Il caldo, o il freddo poiché le differenze sono solo
una visione, fa apparire miraggi di benessere.
Un
cibo migliore, ma è già scattato il cronometro. Il ticchettio
incessante per rammentarti che non è per tutti, non è per molti e
fra breve non sarà più nemmeno per te.
Un
cibo gustoso, come dovrebbe essere. Ma cosa dovrebbe essere? Comunque
non c'è più nulla fuori le mura, una "città sostituita"
che vive di immagini di repertorio.
E
la meravigliosa commistione di tutti con tutti ma sempre per linee
rette.
Sogno
un'autosufficienza al 100° piano...
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